quando una copy va allo stage, di Flavia Brevi

Appunti, più o meno giornalieri, di una studentessa di Scienze della comunicazione.

Wednesday, December 27, 2006

Sesto appunto, Stagista dalla A alla L.

Questo alfabeto della perfetta tirocinante è solo indicativo e può essere arricchito, modificato e aggiornato. Dipende, anche, dalle parole-chiave che incontro durante il periodo del mio apprendistato.
A: ATTENZIONE. Guardatevi sempre intorno. Siate pronti a fiutare, leggere e interpretare i segnali di cui l'ambiente è saturo. La curiosità, già insita naturalmente nell'uomo, deve essere in voi elevata all'ennesima potenza; qualsiasi apparente, insignificante sciocchezza potrebbe rivelarsi utile nel tempo.
B: BOSS. Il capo ha sempre ragione. Cercate, però, di non peccare di eccessiva adulazione nei suoi confronti: annuire e basta vi renderebbe completamente inutili. Di fronte ad un suo lavoro, nessuna critica esplicita, cercate comunque di metterci del vostro con suggerimenti ben confezionati dietro a frasi del tipo "Che ne pensi se aggiungessimo/togliessimo...".
C: COLLEGHI. Voi non ne avete, almeno inizialmente. Non siete dipendenti dell'agenzia, non avete nessun contratto che vi leghi a questa; semmai, siete delle appendici, un di più. Persino gli altri stagisti non sono colleghi, ma rivali. Rude a dirsi, eppure le cose stanno così: la loro morte (professionale!) è la vostra vita. Se pensare che vi assumano è un'illusione, credere che ingaggino 2 tirocinanti è pura utopia.
C: CREATIVITÀ. Ovvio che sia utile possederne, ma ricordatevi che la pubblicità non è arte, semmai - come dice Franco Tizian in "Comunicare" - fine artigianato. Voler fare i creativi ardimentosi a tutti i costi vi farà rientrare seduta stante in quel clichè di studentelli inesperti che non hanno ben capito la differenza tra scrittore e copy.
D: DISPONIBILITÀ. Dalle bodycopy alle fotocopie, tutto rientra nella categoria tirocinio. Se, alla richiesta di fare un caffè, risponderete che non è di vostra competenza, sappiate che non verrete interpellati nemmeno per realizzare lo story board di quel cliente importante. Tutti i lavori che vi verranno assegnati hanno uguale valore agli occhi del capo. Dunque, anche ai vostri.
E: ENTUSIASMO. Più ne avete, meglio è. Ma non dimostratelo troppo, altrimenti qualche cinico potrebbe accusarvi di dilettantismo.
F: FINGERE. Mai criticare il lavoro di un "collega", anche se avete un'idea mille volte migliore. Ricordatevi che lui, per quel che fa, percepisce uno stipendio, mentre voi potete considerarvi già fortunati se ricevete un rimborso spese. Fingete, perciò, che quel che vi mostrano vada bene, senza manifestare troppa euforia.
G: GIOVENTÙ. Per il vostro capo, il vostro tutor e perfino per la maggior parte dei vostri docenti universitari, questa parola è sinonimo di inettitudine, pigrizia e inesperienza. Vaglielo a far capire che lo stage serve proprio ad acquisire la pratica che il solo studio non può darvi.
H: HEADLINE. Alzi la mano chi non ha pensato che fare il copy consistesse praticamente solo in questo, e che era una cosa bellissima, perché è così avvincente quella sfida con se stessi: poche parole e pochissimo spazio per suscitare divertimento, commozione, sorpresa. Purtroppo, proprio perché è la parte più interessante, i vari copy-capo preferiranno tenersi per sé quest'incarico e dare a voi i testi delle brochure. Ma poi chi le leggerà mai le brochure?
I: IRONIA. Sappiate possederne in abbondanza, servirà a smorzare i toni di certe frecciatine che vi saranno lanciate e, unita all'intelligenza, metterà in luce il vostro acume. Non c'è bisogno di fare i pagliacci, però!
L: LINGUA. Francese, inglese, spagnola eccetera, ognuna può rivelarsi utile. Prima, assicuratevi di saper bene quella italiana.
L: LETTURE. Tante e varie. Quotidiani, romanzi classici, riviste specializzate... Tutto fa brodo. Se a ciò unite mostre, navigazioni in Internet, concerti e buon cinema (pure quello cattivo), avrete anche la ciccia.

1 Comments:

  • At 1:44 PM, Blogger 20 below communication said…

    La mia teoria sul copywriting è
    che chi non è dell'ambiente sottovaluta il mestiere.
    Si tende a vederne i lati facili (sei quello che si diverte)
    Pochi sanno cosa vuol dire misurarsi coi clienti e le loro assurde e mai creative pretese. Pochi conoscono la frustrazione di vedersi bocciata un'intuizione che ti è costata una notte in bianco.
    Pochi sanno che se non fosse per quella passione sfrenata per il mestiere...
    http://peppe80.splinder.com/

     

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